Campi coltivati

Natura

#campidigrano

La vera fortuna dei contadini erano i campi, dove potevano coltivare e produrre le materie prime per la sopravvivenza. Il grano per la farina era fondamentale per fare il pane.

L a vera fortuna dei contadini erano i campi, dove potevano coltivare e produrre le materie prime per la sopravvivenza. Il grano per la farina era fondamentale per fare il pane.

copertina

Approfondimento

I n campagna il grano era prodotto soprattutto per il cibo dei contadini!
Proprio il consumo quotidiano di pane aveva necessità di una grande quantità di farina che a Fontaneto veniva macinato nei vari mulini.
In passato la coltivazione del frumento era la ricchezza di chi lavorava i campi: un cattivo raccolto poteva costituire un’annata di stenti per un’intera famiglia. Per questo era necessaria la massima cura nelle varie operazioni agricole, senza tralasciare poi che pesava sempre sui risultati finali un fattore non controllabile: il tempo, in certi anni troppo piovoso, in altri troppo secco o altro ancora.
Per ottenere da un campo un rendimento soddisfacente bisognava iniziare bene fin dalla semina.
Le sementi dovevano essere sane, non ammuffite o aggredite da germi, come il mal della volpe.
Il contadino dell’Ottocento ricorreva all’ “incalcinamento”: tecnica di conservazione che consisteva nel lavare i grani, messi da parte per la semina, in acqua mescolata a polvere di calce. Inoltre, in mancanza di diserbanti chimici, lo stesso contadino doveva dedicare molto del suo tempo alla sarchiatura: puliva e ripuliva il campo di grano da tutte le erbe infestanti. Nel testo è ricordata la più famosa delle erbe cattive: la zizzania o il loglio, che tante preoccupazione dava all’agricoltore. Se infatti i semi rossastri del loglio venivano macinati insieme con quelli del frumento, si otteneva una farina con proprietà allucinogene, già nota in epoche lontanissime. Molto prima dell’Ottocento si parlava di un pane cattivo e scadente, detto “pane alloiato”, che fornai senza scrupoli producevano con farine in cui mescolavano di tutto, anche la mala erba della zizzania.